03/03/12

VENTI CORPI NELLA NEVE di Giuliano Pasini (Time Crime)










Il segreto di un successo.

   In genere non leggo thriller per cui ho affrontato questo romanzo come quando ci si tuffa in una piscina: sai già che almeno per le prime due vasche l’acqua sarà fredda. Dalla terza in poi, il corpo inizia ad abituarsi alla temperatura dell’acqua e senti di potercela fare per almeno quaranta vasche ancora. Ed è stato proprio così con il romanzo di Giuliano Pasini: per le prime venti pagine circa ho annaspato cercando di collocare i personaggi e le azioni nella mente. E’ un thriller, mi son detto, per cui mi tocca memorizzare ogni indizio che l’autore ha seminato lungo il tragitto, non posso mica arrivare alla fine e chiedermi perché l’assassino era proprio quello lì e non un altro? Sembra un’osservazione stupida lo so, ma si da il caso che io non legga thriller proprio per questo: non mi va di memorizzare indizi e personaggi in ordine di apparizione.
Così alla fine ho deciso che, VENTI CORPI NELLA NEVE, per me non era un thriller e in quanto tale potevo leggerlo senza preoccuparmi di capire o meno chi avesse ucciso chi. 
Ovvio che alla fine tutto mi è stato chiaro, e la scrittura, senza troppi fronzoli, mi ha aiutato molto nella comprensione della trama. Sinceramente non so se lodare la bravura di Pasini quale autore di thriller, lascio il giudizio ai lettori del genere, più esperti di me. Io posso dire che apprezzo i romanzi quando alla fine mi hanno trasmesso qualcosa e su questo, Venti Corpi nella Neve, non mi ha deluso. E non perché il commissario Serra, ogni tanto, si mette a danzare, e grazie alla danza da un colpo in avanti alle indagini. E quando leggerete il libro capirete che la danza del commissario Serra è una danza che ha radici lontane, e per certi versi interessanti, ma per quanto mi riguarda poteva anche non danzare: il mio giudizio positivo su questo romanzo sarebbe rimasto uguale, perché, a mio avviso, Giuliano Pasini, ha saputo collocare, con estrema precisione, una "piccola" tragica storia nella grande ruota della Storia.
  E il segreto del suo successo è tutto qui.

Case Rosse, il più piccolo commissariato d’Italia diretto da Roberto Serra, da Roma. Uno di fuori. Uno che a Case Rosse, paesino diroccato sull’appennino tosco-emiliano, sospeso tra Modena e Bologna, è guardato con diffidenza. Da anni non accade più nulla a Case Rosse, da tanti anni. Dal 1945 quando, durante la Seconda Guerra Mondiale, proprio da Case Rosse, passava la Linea Gotica battezzata così dai tedeschi, che lungo la trasversale appenninica, che si stendeva da Massa Carrara a Pesaro,  avevano concentrato le loro truppe con l’intento di fermare l’avanzata degli anglo-americani provenienti da sud. Due anni prima, in quelle stesse zone  erano state compiute, dai nazisti, le stragi e gli eccidi più cruenti: a Reggio Emilia, nel 1943, furono trucidati i sette fratelli Cervi; nel 1944 a Marzabotto una rappresaglia nazista causò la morte di 800 persone. E questa è la grande Storia in cui Giuliano Pasini è riuscito a collocare la sua "piccola" storia, ossia la fucilazione di venti persone, tra cui donne e bambini, avvenuta a Capodanno del 1945 per mano di Enrico Zanarini, detto il boia dell’appennino, fascista al quale i tedeschi hanno affidato il controllo di Case Rosse. A causare la rappresaglia un attentato, preparato da un gruppo di partigiani della zona contro carri armati e truppe tedesche di stanza a Case Rosse.
 Magistrali a mio avviso le pagine in cui entra in scena il professor Aldrovandi, autore di “Arrivano i lupi”, grazie al quale il Commissario Serra si calerà nella storia di quegli anni e comprenderà che quella certa ritrosia nei suoi confronti non è affatto una questione personale purtroppo, perché a Case Rosse, sebbene dopo quella strage sia piombato il silenzio, quei venti corpi non sono stati dimenticati.

VENTI CORPI NELLA NEVE 
di Giuliano Pasini   

Edizioni Time Crime pagg. 331 - € 7,70


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